Gil
- 17/08/2018 08:03:00
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Cè tutto nella prima stanza: la bellezza dellalba in quel cielo che appare indiviso dal resto della luce, non vi sono confini, non più un al FI qua e un al di là; lanima vi è stata rapita attraverso lo sguardo. Un rapimento che continua nella visione degli alberi sotto il davanzale - qui vi è unaltitudine dosservazione che è anche metafora di unelevatezza dello spirito, il soffio dellanima, il respiro delle piante che svvolge, contorno quello struggimento che pure si avverte, affiora; perché tutto ciò che ora appare nella luce, tutta la luce, è il "lascito dovuto" a chi ha vegliato la notte, una veglia più gemente che estatica, più orante di spasmi che laudativa, una veglia ineludibile, non più ricerca ma necessità, che ha sottratto al sonno il vegliante, che non si è sottratto allappello notturno dei patimenti, dei tormenti di unanima che, leggendo dopo, appare una sposa alla vigilia nuziale del suo incontro con la luce, con il giorno, con ogni compito damore che lattende, con lAmato, con Dio, nom sappiamo e non dobbiamo sapere della sua intimità spirituale e in un certo senso nuziale, poiché, come ogni sposa dun tempo, porta seco una dote, un lasciti dorigine, in questa immagine simbolica, in questa metafora ella porta le "poche cose" che ha attorno, la resistenza del ranuncolo e la solitudine dei "cortili daperta campagna", ella viene nellumiltà del quotidiano, della semplicità delle cose semplici, eppure non di meno sposa la vita, la luce, ha vegliato la notte, ora è pronta per il giorno, è sposa che va incontro allamato e lamato non qui una persona di carne, né un ricordo né forse Dio; qui è la nudità dellAmore, lo struggimento di esistere, sì: anche il desiderio di un umano amore umano fa delle nostre notti vigilie dattesa, tra nostalgia di un infinito che ci appella per nome e una prossimità della carne che spesso è ombra ai nostri passi.
Poesia venata di malinconico struggimento ma di sconvolgente bellezza, specchio di parole in cui vi risplende la tua.
Un forte abbraccio
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